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Crimea, esplosioni all’alba a Sebastopoli: l’ira della Russia. Oggi Erdogan chiama Putin e Zelensky
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Fare meglio con meno. Le crisi stimolano la ricerca di soluzioni geniali a basso costo. Forse non bisognerebbe attendere le emergenze per seguire questo principio. E il passato ha molto da insegnare, a cominciare dalla case costruite con paglia e legno, oppure i pannelli isolanti realizzati con le alghe
A sinistra Renato Favero, ex primario dell’ospedale di Gardone Valtrompia,e a destra l’ingegnere Cristian Fracassi con la maschera da sub riadattata in respiratore per l’ossigeno. Sono state distribuite in 72 paesi del mondo e loro due sono stati nominati Cavalieri con merito dal presidente Mattarella
Quando Corradino d’Ascanio alla fine della II Guerra mondiale si aggirava coi suoi disegni di un nuovo scooter da realizzare nello stabilimento di Pontedera, dove fino a pochi mesi prima si producevano aerei militari e idrovolanti, la definizione di “innovazione frugale” era ancora molto di là da venire. Era invece ben noto il principio che “bisogna fare di necessità virtù”: in tempi di guerra e di dopoguerra, come la storia insegna, questo si affina ai massimi livelli. Quell’ingegnere aeronautico, incaricato da Enrico Piaggio di realizzare un veicolo a due ruote diverso dalle motociclette e pensato per spostamenti individuali, realizzò un mezzo di trasporto che da allora non ha più smesso di girare per il mondo, illuminando il valore del design italiano.
L’ingegner Corradino D’Ascanio in sella a una Vespa nello stabilimento di Pontedera, nel 1949
Con il brevetto del 23 aprile 1946 nacque la Vespa, uno scooter a scocca portante con molte derivazioni aeronautiche e realizzato con costi contenuti. D’Ascanio adottò una sospensione anteriore ispirata a quella dei carrelli per aerei e creò un motore derivato dai motori d’avviamento aeronautici, spostò il cambio sul manubrio, e sui modelli successivi trovò anche lo spazio per una ruota di scorta. La realizzazione di un’idea geniale tenne così in vita le gigantesche strutture produttive degli stabilimenti Piaggio che fino ad allora erano sostanzialmente serviti a costruire macchine belliche.
Le scale della struttura di coworking Kraftwerk di Zurigo, realizzata utilizzando container dismessi
Nei momenti difficili della storia, prima e dopo quello di D’Ascanio, si sono succeduti tanti colpi di genio che hanno permesso salti in avanti. L’arte di arrangiarsi è del resto una delle doti umane più vitali, tanto da averci permesso di sopravvivere dalla preistoria fino ai giorni nostri, in condizioni non sempre ideali. Ma i nostri salti in avanti soprattutto negli ultimi decenni sono stati fatti con piedi molto pesanti sulla Terra, in una corsa accelerata ai consumi che ha rotto l’equilibrio con le risorse del Pianeta. Quest’emergenza sempre più drammatica, soprattutto in un mondo dove una parte consuma e inquina 20 volte più di altre, può diventare lo stimolo per una nuova presa di coscienza e una rinnovata ricerca di “innovazione frugali”. In termini più drammatici, o forse più realistici se si ascoltano le voci della scienza, siamo sull’ultima spiaggia e il mare, come è noto, si sta alzando.
Il primo a usare il termine di innovazione frugale nel 2006 è stato Francois Schneider, teorico della decrescita, sul mensile francese Silente: «L’industria continua a innovare soltanto per vendere sempre di più. Occorre invece pensare a modelli di innovazione che vadano verso un minor consumo: l’innovazione frugale». Raggiungere risultati migliori utilizzando minor risorse possibili. Questo approccio può riguardare singoli prodotti, ma anche interi modelli di attività aziendali. Si tratta di un modo di operare con soluzioni semplici, più attente alle risorse, creando valore aggiunto con meno capitale, meno tempo, meno energia e meno impatto ambientale. Per farlo sono necessari sia un modo di pensare creativo e non convenzionale sia la cooperazione, anche tra aziende che altrimenti potrebbero forse considerarsi rivali.
L’innovazione frugale dovrebbe avere effetti positivi non solo sull’economia, ma anche sulla convivenza civile, sull’ambiente e sul clima. Tutti propositi tanto buoni quanto difficili da realizzare che, nel 2012, vennero ripresi e rilanciati in un libro intitolato Jugaad innovation , scritto da tre indiani: Navi Radjou membro della Judge Business School dell’Università di Cambridge e del World Economic Forum, Jaideep Prabhu professore alla Jawaharlal Nehru University di Nuova Delhi e Simone Ahuja, ricercatrice e imprenditrice che studia dagli Anni 90 sfide e soluzioni legati ai mercati dei Paesi emergenti.
Navi Radjou, professore all’Università di Cambridge, membro del World Economic Forum e autore di Jugaad Innovation con Jaideep Prabhu e Simone Ahuja, altri due economisti indiani
Jugaad è una parola in lingua hindi, che significa “soluzione innovativa o improvvisata, frutto di ingegno e intelligenza”. Il successo che questo saggio ottenne negli Usa, in Europa e Giappone spinse l’Economist a commissionare a Radjou e Prabhu un nuovo lavoro. Così, nel 2016, uscì Frugal Innovation, how to do better with less. Secondo gli autori le idee intelligenti per creare molto con poco nascono solitamente da situazioni di emergenza.
La povertà stimola l’ingegno
In generale, i Paesi più poveri sono quindi più portati all’innovazione frugale. «Ma anche nei Paesi più ricchi ci sono sempre più persone che devono vivere con poco» commenta Radjou. «Il 60 per cento degli statunitensi ha meno di 500 dollari di risparmi a cui poter ricorrere in caso di emergenza. E i dati dell’Ocse mostrano che il 22 per cento dei cittadini europei, già prima della pandemia, erano a rischio di povertà. Le condizioni per l’innovazione frugale quindi ci sono tutte. Il numero di nuovi brevetti è solitamente un indicatore importante. L’innovazione frugale sarebbe però creare qualcosa di nuovo partendo da brevetti già esistenti». Le imprese che richiedono brevetti, marchi o disegni hanno il 21% di possibilità in più, rispetto alle altre, di aumentare il proprio fatturato. A dimostrarlo è un recente studio dell’Ufficio europeo dei brevetti (EPO) e dell’Ufficio Europeo per la Proprietà Intellettuale (EUIPO). Sul fronte dei brevetti, il nostro Paese si posiziona al decimo posto della classifica internazionale delle invenzioni depositate all’Epo.
Nel pieno dell’emergenza Covid in Italia, quando nei reparti ospedalieri arrivavano malati non più in grado di respirare da soli, molti di loro hanno riportato a casa la pelle grazie al fatto che l’ex primario all’ospedale di Gardone Valtrompia, Renato Favero, e l’ingegnere Cristian Fracassi hanno unito esperienze, conoscenze e idee, trasformando normali maschere da sub, in vendita da Decathlon per pochi euro, in respiratori con valvole stampate in 3D. «L’ospedale ne aveva bisogno per 120 pazienti, ma disponeva solo di 20 pezzi» ha ricordato Fracassi. «Tentammo di rintracciare la multinazionale che le produceva, ma non vollero fornirci i disegni. Li replicammo con una fresa da gioielliere e in quattro ore il primo pezzo era pronto. Era nata la valvola Charlotte . In una giornata 52 ospedali da tutta Italia ne fecero richiesta: servivano 15 mila pezzi. Andai nel panico. Decisi di sfruttare la Rete, chiedendo di far passare un messaggio rivolto a chiunque nel mondo avesse una stampante 3D: noi avremmo caricato gratuitamente il file, loro avrebbero dovuto aiutarci a stampare. In una giornata due milioni di download e 186 mila valvole in 72 Paesi del mondo».
Protesi artificiali per l’Ucraina
Sono stati entrambi nominati dal Presidente Mattarella Cavalieri con merito e, meno di un mese fa, l’ingegner Fracassi ha annunciato di aver brevettato una protesi artificiale low cost da spedire in Ucraina: «Si calcola che in questo momento ci siano oltre tremila persone che hanno subito l’amputazione di una gamba a causa del conflitto. L’idea è quella di replicare ciò che abbiamo fatto durante la pandemia. Una protesi oggi costa dai 5 mila agli 80 mila euro. Noi siamo riusciti a svilupparne una che costa meno di 500 euro e abbiamo deciso di non mettere margine al prodotto come con Charlotte ». In questo momento 43 arti sono già stati finanziati. «Il progetto» prosegue Fracassi «è open source e sfrutta materiale esistente: il piede è in poliuretano, la struttura è in alluminio, il rivestimento è in plastica stampata in 3D e la coppa sulla quale il moncherino aggancia la protesi è un tutore sportivo modificato».
Case di paglia, una lezione dal passato
Le innovazioni frugali, per fortuna, non arrivano soltanto se spinte da tragiche emergenze, come pandemia e guerra. Nel settore dell’edilizia cominciano a crescere esempi illuminanti, che peraltro mostrano quanto il passato abbia da insegnarci: a Costermano sul Garda tre case per le vacanze e un maneggio sono state realizzate in balle di paglia con struttura a telaio in legno.
Le pareti di paglia e legno con cui sono state realizzate nuove case a Costermano sul Garda
Queste costruzioni, progettate dallo studio Albori con Cming engeneering team e opportunamente orientate verso sud, con le dovute zone d’ombra per l’estate, garantiscono a parità di costi edili grandi risparmi energetici, sia al freddo che al caldo. E, non da ultimo, sono state costruite utilizzando interamente con risorse rinnovabili e composto all’80% da materiale di scarto.
I 12 uffici e miniappartamenti di Rhode Island realizzati con container navali non più utilizzati
I container navali dismessi, invece, sono alla base di un progetto a Rhode Island negli Usa, dal quale sono nati 12 uffici e miniappartamenti, con costi e affitti nettamente inferiori a quelli normalmente richiesti. Anche a Zurigo, nello spazio di coworking Kraftwerk, tutta le ristrutturazione d’interni è stata realizzata con i container dismessi. Ed è ormai tempo che i pannelli isolanti possono essere realizzati con la Posidonia Oceanica, nota anche come Erba di Nettuno, l’alga che si trova in grande quantità sulle spiagge di mezzo mondo, Italia compresa. Del resto c’era già chi nel nord Europa questa innovazione frugale l’aveva messa in pratica da tempo: da secoli questa alga veniva raccolta, fatta essiccare ed usata per la realizzazione delle case dei pescatori. Sull’isola danese di Læsø, nel tratto di mare che divide Svezia e Danimarca, sorge la Modern Seaweed House, uno dei tanti esempi di applicazione della Posidonia per l’isolamento termico del tetto. La quasi totale assenza di alberi ed altri materiali da impiegare nella costruzione ha reso questi isolani ingegnosi, insegnando loro a fare uso dei materiali che il territorio offre.
Cosa frena la jugaad innovation? Comunque gli esempi di innovazioni frugali realizzate, inutile negarlo, restano poche. «L’ostacolo maggiore» commenta Navi Radjou «è l’atteggiamento mentale. Anche quando gli ingegneri e gli sviluppatori accettano la frugalità come una sfida interessante, ricevono pressioni dal reparto vendite e marketing che ha bisogno di qualcosa da pubblicizzare come una fantastica novità». Una specifica definizione di innovazione frugale ancora non esiste: per il momento è un concetto, una traccia che indica la strada sulla quale muoversi e far crescere il principio del “Less is More”. È invece chiaro quale sia quella sbagliata, dove è per esempio arrivata la decisione di assegnare i Giochi invernali asiatici del 2029 all’Arabia Saudita, una delle zone desertiche più grandi e aride del mondo. Le piste da sci, di bob e di pattinaggio sul ghiaccio, non saranno realizzate con innovazioni frugali: costeranno 500 miliardi di euro.
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